Page 13 - Corso-B-Nasti-racconti
P. 13
Tradimento
In lontananza scorgevo la cancellata, piatta, gialla, nel prato erba tenera
di primavera.
Su quel prato di morbido smeraldo, ci eravamo rotolati noi fratelli, ormai
lontane le polverose, grigie macerie del nostro paese.
Ragazzi spensierati mi passarono accanto: ci troviamo in piazzetta,
passami una sigaretta. Una vetrina: jeans, maglioni, piumini colorati; io
indossavo abiti rimediati nel rifugio. Un parrucchiere, una pasticceria:
caldo profumo di dolci e caffè. Quando lavorerò… anche la patente, chissà.
Le amiche mi avevano prestato qualcosa di carino: i trucchi, una fascia
rossa per i capelli. Ero ormai arrivata: dallo zainetto tolsi il chador e lo
indossai. Non sarei dovuta tornare, ma la voce flautata di mia madre mi
aveva rassicurato: saremo sole, voglio vederti. Il matrimonio non si farà,
tuo padre si è quietato. Entrai in casa. Mia madre mi abbracciò. Fu troppo
tardi.
Piccolo catamarano
Brezza leggera di levante. Una piccola imbarcazione e partimmo di bolina:
qualche traverso e saremmo rientrate col vento in poppa.
Ma l’aria cambiò, l'Ostro cominciò a spirare da Sud scompigliando la
superficie dell’acqua e facendo impennare le onde. Presto ci ritrovammo
su una foglia in balia del vento e del mare: il timone non obbediva, la
vela, liberata della cima, fileggiava forsennata, salivamo sulla cresta di
alte onde e poi scendevamo nel cavo, in un vorticoso saliscendi. Intorno a
noi farfalle variopinte, schegge sul viso, volavano tra grida di vittoria.
Paura. Un'onda e poi l'altra, la spiaggia un miraggio. Il mare, infine, sputò
sulla battigia il piccolo catamarano che, con un ultimo balzo, ci disarcionò.
Naufraghe stordite abbracciammo incredule la sabbia.
13