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Il colore delle stagioni

               In lontananza scorgevo la cancellata, piatta, gialla, nel prato erba tenera
               di  primavera.  Aveva  abitato  da  sempre  in  quella  piccola  casa  con  un
               enorme giardino. Donna eclettica e stravagante, amante dell’arte, pittrice,
               nei  colori  esprimeva  la  sua  libera  personalità.  Io  bambina  la  spiavo
                                                                             lontano,  tra  gli  alberi.
                                                                             Ammiravo         le     sue
                                                                             pennellate,      i   grandi
                                                                             grembiuli        macchiati
                                                                             stesi  all’aria,  la  sua
                                                                             lunga  treccia  rosa  ad
                                                                             impreziosire      il   volto
                                                                             bianco.     La     bizzarra
                                                                             cancellata      ad      ogni
                                                                             stagione  splendeva  di
                                                                             un  colore  diverso,  a
                                                                             scandire  il  ritmo  del
                                                                             tempo  e  a  comunicarlo
                                                                             agli altri.
                                                                             Ritornai dopo tanti anni
                                                                             in  quel  paesino  dove
               abitava  la  nonna,  alla  sua  casa.  Mi  avvicinai  e  il  silenzio  mi  accolse.
               Tutt’intorno la sua cancellata, piatta e gialla difendeva il tenero verde di
               erba primaverile.


                                                        Ricordi

               Viti e roseti, percorso silenzioso mentre cammino ancora nel lungo viale
               verso il vecchio casolare. Il nonno chiamava le rose le sue sentinelle; ora
               ne comprendo il significato. Il sole sta calando, l’aria è cristallina. Odo il
               calpestio  dei  miei  passi  sulle  foglie  secche,  provo  a  godere  di  questo
               meraviglioso  percorso  tra  la  natura  ma  non  sono  abituato  al  silenzio.
               Guardo intorno, sono solo, anche il cellulare è in macchina. Canticchio e la
               voce  fatica,  rispettosa  di  tanta  quiete.  Accelero  il  passo,  il  filare  è
               interminabile,  tra  rami  sottili  e  larghe  foglie  verdi.  Vicino  al  vecchio
               casolare,  l’assenza  di  rumori  mi  avvolge;  cerco  suoni,  voci…  non  odo
               nulla. Finestre sbarrate, portone scrostato chiuso, giardino incolto. Busso,
               poi schiaccio un vecchio campanello arrugginito che gracida stonato. Sto
               per andare, le mani sudano. Un leggero scricchiolio mi fa indietreggiare,
               la porta si apre. Un bimbo mi sorride, i suoi occhi sono i miei.  Ripercorro
               la strada del lungo filare tra spine e grovigli dei miei ricordi. Inciampo, mi
               rialzo. In lontananza le luci rassicuranti della mia città.






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