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Il vagabondo

               La  musica  ricominciava  con  uno  strano  personaggio  che  vagabondava
               tranquillo  da  un  capo  all’altro  della  piazza.    Una  folta  barba  grigia  gli
               copriva il volto e si univa ai capelli sormontati da un buffo cappello rosso
               con una piuma. Indossava un cappotto a quadri, larghi pantaloni con una
               toppa e pesanti scarponi. In mano teneva un prezioso bastone in radica
               con  l’impugnatura  in  alabastro.  Si  fermò  in  un  angolo  accanto  al  suo
               vecchio registratore ed iniziò a canticchiare una filastrocca roteando con
               abilità il bastone. Mi avvicinai, somigliava a Fabio, non lo vedevo da anni.
               Quando  incrociai  il  suo  sguardo  felice  e  malinconico,  mi  sorrise  ed  io  lo
               riconobbi. Lo fissai, per dirgli qualcosa ma non parlai. La musica divenne
               sempre più flebile, poi cessò ed egli svanì.  Aprii gli occhi, sola nella mia
               stanza.  Quella musica la sentivo ancora, ma era il suono ininterrotto della
               sveglia.



                                                        Barena

                                                             In sella alla bicicletta, Lino esplorava
                                                             quel luogo, dove il naviglio diventava
                                                             barena,  a  trovare  i  cippi  posti  dalla
                                                             Serenissima  al  confine  tra  Mira  e
                                                             Venezia. Proseguì a piedi sul terreno
                                                             morbido  oltre  alla  spiaggetta  dove
                                                             un  vecchio  cercava  molluschi.  Dopo
                                                             qualche      passo,      spostando       dei
                                                             cespugli, la terra cedette ed il piede
                                                             sprofondò  fino  al  ginocchio  in  un
                                                             fango  nero  e  nauseabondo.  Una
                                                             forza  gli  inghiottì  anche  l’altra
                                                             gamba.  Vano  ogni  tentativo  per
                                                             uscire,  affondava  sempre  più.  Sotto
                                                             il  sole  di  luglio  il  sudore  gli  colava
                                                             dalla  fronte,  gli  occhi  bruciavano,
                                                             sentiva  la  bocca  sempre  più  secca,
                                                             insetti     gli    ronzavano        intorno
                                                             pungendogli il volto. Urlò, urlò, urlò,
                                                             poi  si  abbandonò  al  torpore.  Sognò
                                                             braccia  forti  che  lo  salvavano  dal
                                                             fango.  Si  sentì  scuotere,  aprì  gli
                                                             occhi:  un  volto  rugoso  sotto  a  un
                                                             cappello  di  paglia.  Il  vecchio  della
                                                             spiaggetta gli sorrideva.







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