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ROSSELLA BIANCHI


                                                            Stefano

               Mi addormentai ammaliato dalla musica, note fluide che si aprivano alla
               notte tiepida.
               Armonia di suoni profumati di tigli odorosi, lucenti di luna.
               Sospeso nel sogno, sentivo leggere le tue dita seguire la linea delle mie
               sopracciglia;  calde  le  labbra  mi  baciavano  il  lobo  carnoso  dell’orecchio,
               sussurro di parole d’amore.
               Attorcigliavo un tuo ricciolo setoso al mio dito, quasi a trattenerti.
               Eri tornata accanto a me, per poco.
               Il mattino ti avrebbe portato via.



                                                          Vecchio amico

               La  musica  ricominciava  con  uno  strano  personaggio  che  vagabondava
               tranquillo  da  un  capo  all'altro  della  mostra,  tra  i  tessuti  trasparenti,
               svolazzanti come ali di libellule brillantinate.
               Voile,  sete,  cotone  indiano  impalpabile,  stoffe  colorate  di  sole,  di  mare,
               d'erba tenera, di ciliegie e di lamponi.
               Persa in questo mondo mi sento osservata: il vagabondo si è fermato, si
               avvicina, mi fissa.
               Io lo riconosco: quanto tempo è passato!
               Incominciamo a parlare, come se il nostro dialogo non avesse mai avuto
               interruzione.
               I  suoi  occhi  sono  grandi  e  dolci  e  mi  coccolano:  gli  accarezzo  la  barba
               ispida.



















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