Page 18 - Corso-A-Nasti-racconti
P. 18
ROBERTA MAGAGNATO
Venezia muore
Camminava adagio guardandosi attorno nella calle ancora bruna per
l’acqua alta.
Involontariamente colpì un’arancia molle, che si disfece contro il muro.
L’umidità, intrisa del marcio odore della laguna, lo avvolgeva, impalpabile
nebbia.
Una figura lontana svoltò all’angolo e gli sembrò nota, accelerò per
raggiungerla; ma lo distrasse la traccia bagnata sui mattoni, disegno
misterioso e suggestivo.
Riprese il suo andare lento, osservando l’immondizia sparpagliata, le
impronte confuse di passi altrui.
Perdendosi nei pensieri, malinconici compagni della passeggiata, giunse al
portone, riverniciato da poco.
Già la vernice sulla cornice iniziava a creparsi, nell’alternanza di sole e
umidità. Aprì.
Presto la marea si sarebbe nuovamente alzata.
Radici
La stazioncina faceva scendere quasi direttamente tra gli ulivi.
Lo stridio dei freni, acuto trapano dei sensi, fermò il treno all’arrivo.
Elettra aprì lo sportello e scese con la valigetta azzurra.
Suo fratello l’aspettava,
sguardo ironico e
immancabile filo di paglia
all’angolo della bocca.
Elettra respirò a fondo
l’antico odore della sua
infanzia e abbracciò con lo
sguardo gli alberi contorti,
testimoni di sofferenza,
fatica di vivere e tenacia.
Un sorriso cancellò
esitazioni e timori: era tornata a casa.
18