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Pavoni
Nella mia aula, un giorno di metà febbraio, mi ritrovai a parlare di
poesia…
Io la trovo in ogni cosa e il parco m’è complice.
Lui un po’ attempato, vestito sgargiante di blu e di verde, si avvicina a lei,
poco interessata e piuttosto dimessa nella mise.
Lo spasimante si prodiga in sussurri vistosi, un manto di meraviglia per
lei, che si allontana.
Non demorde, la segue ed esibisce la voce: un falsetto sgraziato,
da guitto.
Il pavone innamorato esce di scena.
Rêverie di Claude Debussy
Il bruco
Matite colorate, le mie punte tracciavano arabeschi sul palcoscenico.
Nel ricordo, le parole di Nina l’insegnante di danza.
- Prendi la leggerezza della farfalla su quelle braccia!
Difficile per la bambina bruchetta rotondetta, tra le variate burle delle mie
compagne. Nel mio bozzolo di seta io aspettavo la metamorfosi.
E divenni una vanessa. Il mio corpo si fuse nella musica. Danzai come il
cigno destinato alla morte, vibranti tocchi d’arpa nelle scarpette lucide.
Ero vento, ero cielo, fui niente: una caduta e la musica si spense.
- Osservate la farfalla… la mia voce insegna plié, arabesque ad altre
bimbe, mentre il mio bruco vaga sul pianoforte.
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