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soltanto 111, comprese quelle acquisite per       talvolta, della stessa loro madre. Pertanto non
               denaro.                                           rimaneva altra scelta, vinto il ricorso dopo lun-
               I  conventi  femminili  nella Venezia  del  '600   ghi  anni  presso  la  Santa  Sede,  che  il  ritorno
               erano oltre una trentina ed ospitavano circa      presso l'originaria famiglia, proprio tra coloro
               2.500 religiose in grandissima parte costret-     che si erano adoperati con lusinghe, opere di
               te  alla  vita  claustrale  da  una  famiglia  che   convincimento, allettamenti vari, talvolta ac-
               aveva  preso  una  decisione  in  tal  senso;  si   compagnati da minacce e maltrattamenti più
               trattava  di  giovani  la  cui  unica  possibilità   palesi, per rinchiuderle definitivamente tra le
               era,  al  massimo,  di  scegliere  un  convento   mura conventuali.
               dove trovare una parente o un'amica.              Nella  quasi  totalità  dei  casi  non  restava  loro
               Per le giovanissime, se non addirittura bam-      che  aspettare  in  convento  condizioni  e  con-
               bine, che erano in procinto di entrare in con-    giunture più favorevoli, ritagliandosi spazi di
          PIANETAUTL | CULTURA E VITA
               vento era difficile prendere coscienza delle      libertà agognata, ma nei fatti negata dalla Ra-
               proprie più intime inclinazioni ed aspettati-     gion di Stato, potendo almeno contare su una
               ve di vita che, nella maggior parte dei casi,     comunità di consorelle in grado di assisterle
               restavano sepolte o latenti per molti anni.       nei momenti del bisogno ed intravvedere in
               Per coloro che in età matura solo pensassero      quei muri che le avevano tenute prigioniere
               di adire alle vie legali per ottenere lo sciogli-  per  decine  di  anni,  quantomeno,  una  prote-
               mento dai voti monastici non restava che un       zione  dalle  insidie  provenienti  dall'età  avan-
               evento: la dipartita del padre, dei fratelli e,   zata.


               Emblematico  è  il  caso  di  Suor  Arcangela Tarabotti  (1606-
               1652), considerata dai movimenti degli anni 70 del secolo
               scorso una proto-femminista del '600, che entrò come 'put-
               ta a spese' nel convento di Sant'Anna di Castello, non lonta-
               no dalla casa paterna che si trovava in fondamenta San Giu-
               seppe: tale circostanza consentì alla bambina Elena di sen-
               tirsi un po' meno trascurata. Nel 1616, anno in cui lei avreb-
               be dovuto prendere l'abito da monaca, il padre decide di
               trasferirsi per motivi di lavoro ai Tolentini, all'estremo oppo-
               sto della città, circostanza che contribuì ad aumentare in lei
               il senso di abbandono da parte della sua famiglia. Quattro
               anni dopo prenderà l'abito e solo nel 1623 farà la professione solenne, in ritardo rispetto ai
                                                                               tempi canonici previsti dal Con-
                                                                               cilio di Trento, a dimostrazione
                                                                               dei suoi tentativi di resistere in
                                                                               qualche  modo  all'imposizione
                                                                               paterna.
                                                                               Un  vero  conforto  lo  troverà  in
                                                                               convento  dalle  sue  compagne
                                                                               di  clausura:  Altura  e  Perina
                                                                               Robusti, figlie di Jacopo, Regina
                                                                               Donà, Aquila Barbaro, Elena Fo-
                                                                               scolo ed Elisabetta Pisani. Tutte
                                                                               costoro  le  renderanno  la  vita
                                                                               claustrale un po' più accettabi-
                                                                               le, contribuendo a incoraggiar-
                                                                               la nelle sue iniziative editoriali e
                                                                               a  sostenerla  nel  momento
                                                                                dell'aggravarsi di una bronchi-
                                                                                te  che  a  48  anni  la  porterà  a
               La Chiesa di Sant'Anna in Castello                               concludere i suoi giorni di vita
                                                                                terrena.

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