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pio ritratto – dallo spiccato sapore venezia-
no; sono gli anni del confronto-scontro col
grande Sebastiano del Piombo protetto di
Michelangelo – viene presentato col titolo
di Autoritratto con Giulio Romano, anche se
l’identificazione del personaggio sul quale PIANETAUTL | FUORI LE MURA
Raffaello appoggia, confidente, una mano,
da dietro, sulla spalla sinistra, e per questa
ragione, come colto di sorpresa, il ritrattato
accenna ad un tempo a girarsi verso Raffael-
lo e a sollecitare la nostra attenzione con un
gesto perentorio del braccio, non è univoca.
Ma quello che a me colpisce di più in questo
dipinto è l’aspetto dell’Urbinate; se lo con-
frontiamo con le immagini del giovane efe-
bico più correnti, questa ci appare appanna-
ta da un velo di elegante malinconia che tra-
spare dal viso serio e dallo sguardo spento,
in contrasto con quello vivo e guizzante di
Giulio, accentuata dal gonfiore delle palpe-
bre, dai bulbi oculari sporgenti, dalle guance
anch’esse un po’ gonfie, dalla barba rada -
che lascia quasi scoperto il mento - e dalla Raffaello Sanzio, Alzato del fronte orientale del cortile
magnifica camicia bianca che cade appena di Palazzo Branconio dall’Aquila Biblioteca Nazionale
sulla spalla destra fuoriuscendo dal sontuo- Centrale, Firenze
so , ma semplice, abito blu-violetto.
In questo dipinto è stata letta la volontà – dalla Roma Leonina per riemergere in alcune
simbolica – di Raffaello di trasmettere la sua delle architetture più interessanti e inquiete
“eredità artistica” al giovane Giulio Romano; di quel secolo (basti ricordare, oltre al Palaz-
non c’è dubbio infatti che soprattutto dal zo Te e al Cortile della Cavallerizza nel palaz-
punto di vista architettonico, colui che me- zo ducale a Mantova di Giulio Romano, la vil-
glio ha saputo interpretare e portare a com- la Imperiale a Pesaro di Gerolamo Genga)
pimento alcune delle intuizioni architettoni- fino a portare la sua linfa vitale nelle contra-
che di Raffaello, sia stato proprio lui. de vicentine di Andrea Palladio.
È, infatti, con Giulio e con la sua visione iro- Proprio a Vicenza al Palladio Museum si è te-
nica, bizzarra, che opera una consapevole nuta questa primavera una mostra molto im-
«rottura del sistema classico» (sono parole di portante su Raffaello nato architetto, che si
Ernst Gombrich) dell’architettura che giunge concentra sull’architettura residenziale di
a compimento la visione di Raffaello, archi- Raffaello, senza ambire a dare dell’urbinate
tetto di progetti tragicamente utopici come una ricognizione completa dei suoi progetti,
quello per San Pietro o per l’immensa villa anche di quelli più ambiziosi e complessi
Madama; vale a dire il precedente architet- come quello per San Pietro; ma grazie anche
tonico al quale Giulio Romano si riferisce all’uso di raffinate ricostruzioni tridimensio-
quando, a Mantova per Federico II Gonzaga, nali, l’esposizione è risultata interessantissi-
progetterà realizzerà, a partire dal 1526, ma.
quel capolavoro – opera d’arte totale – che L’allegato al Pianeta ha la funzione di aprire
è il Palazzo Te. una finestra su questo aspetto poco cono-
Quello che mi sono riproposto con il testo sciuto di una figura grandissima che ha defi-
allegato è di andare alla riscoperta di questa nito – insieme a grandi comprimari e ad al-
radice inquieta dell’architettura del cinque- trettanto grandi figure a torto ritenute di se-
cento; un rizoma che nasce all’interno dell’ condo piano – la nostra idea di Rinascimento
opera apparentemente armonica di Raffael- artistico italiano.
lo, ma che in maniera sotterranea si irradia
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