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Magia e genialità
di Antonio Canova
di Lia Ruisi PIANETAUTL | FUORI LE MURA
utti a Bassano del Grappa, se non proprio per ornare scalinate e giardini, lo conduce a Ve-
tutti, certo un consistente numero di soci nezia dove il Possagnese, immerso nel vivace
T dell’UTL, divisi in tre gruppi, si sposta da clima culturale dell’epoca, rimane affascinato
Mestre, in treno, in una bella giornata di sole di dall’arte figurativa dei grandi pittori veneti e si
un freddo giorno di febbraio, per visitare la mo- cimenta nella pittura, che rimarrà comunque
stra su Antonio Canova, organizzata dai Musei attività personale e non pubblica. Diversi i suoi
Civici di Bassano in occasione della celebrazio- autoritratti, in uno dei quali si ritrae nella sua
ne del bicentenario della sua morte, dal titolo: veste di pittore, con la mano destra che impu-
Io, Canova. Genio europeo. L’uomo, l’artista, il gna il pennello, quasi a confermare la sua abilità
collezionista, il diplomatico. Circa 140 opere tra anche in quell’ambito.
sculture, dipinti, disegni e libri preziosi, alcune A Venezia lavora mezza giornata presso il labo-
delle quali presentate al pubblico per la prima
volta.
La mostra ci presenta un Canova protagonista
del suo tempo, poliedrico uomo d’arte e di cul-
tura e grande viaggiatore. E’ un’occasione per
condividere un’esperienza culturale che per-
mette di scoprire l’arte nella sua vera essenza:
modello di bellezza, di valori, di storia, di rifles-
sioni culturali, di emozioni.
Genio europeo indiscusso, dalla vita complessa
ed intensa, nato nel 1757 a Possagno e morto
nel 1822 a Venezia, molto probabilmente, come
si legge in alcuni testi biografici, per difficoltà re-
spiratorie legate ai problemi gastrici e biliari di cui
soffriva per la deformazione dello sterno dovuta
all’eccessivo uso del trapano, il cui manico era co-
stantemente appoggiato sul petto.
Dopo la sua morte, la sua fama era tale che si
venerarono la mano ed il cuore. La mano,
dapprima sita presso l’Accademia delle Belle
Arti, risiede adesso, dal 1832, con il resto del
corpo, nella cappella all’interno del tempio
canoviano di Possagno e il cuore, nella Chiesa Autoritratto, 1792
dei Frari, a Venezia.
Entrati nel Museo e affidati ad una giovane gui- ratorio di un noto maestro d’arte, si dedica alle
da, ci vengono raccontati alcuni cenni della vita copie di calchi in gesso della collezione Farsetti
del Canova: nasce da una famiglia di scalpellini e frequenta l’Accademia Pubblica del Nudo. A
e rimasto orfano di padre a soli quattro anni, vent’anni, ha già la sua bottega da artista. Nel
viene affidato alle cure del nonno, che lo intro- 1779 realizza il suo primo capolavoro: Dedalo e
duce al mestiere e lo porta, ancora adolescente Icaro che gli permette di finanziare il suo trasfe-
a lavorare con sé nel cantiere della villa di Asolo rimento a Roma. La scultura, secondo alcuni
del senatore veneziano Giovanni Falier. studiosi, potrebbe esser letta come un omag-
Quest’ultimo, intuendo il talento di quel ragaz- gio al nonno, tagliapietra, sia per le fattezze di
zo che con tanta maestria scolpiva cesti di frutta Dedalo a lui somiglianti, sia per il martello e lo
Settembre2023 19