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varietà paesaggistica della bella veduta gran- vivo, ma Cristo vive in me; Porto nel mio cor-         PIANETAUTL | FUORI LE MURA
            dangolare del bacino di San Marco della piaz- po le stigmate di Gesù Cristo”. Il contenuto di
            za alla bocca di porto di Lido e nell’animazio-
            ne  della  vita  marinara  e  mercantile,  pilastri
            economici e politici della Serenissima. Il San
            Giorgio e il drago è un dipinto poco visto per-
            ché  collocato  in  un  ambiente  riservato  all’
            interno  del  monastero  benedettino  nell’
            isola  di  San  Giorgio  Maggiore  a  Venezia.
            Spesso  raffrontato  al  più  celebre  della
            Scuola Dalmata degli Schiavoni, questo San
            Giorgio presenta una serie di novità. La tela
            testimonia una svolta nella poetica dell’ ar-
            tista, che abbandona la parte più narrativa
            e  fiabesca  dei  suoi  racconti  e  si  concentra
            invece sulla celebrazione della santità e in
            sottolineature del martirio come via di sal-
            vezza.  La  storia,  che  nei  tratti  essenziali  è
            ispirata  alla  Legenda  aurea,  rappresenta  il
            cavaliere cristiano contro la bestia diaboli-
            ca dall’occhio infuocato ma altre storie po-
            polano  la  tela  che  non  hanno  nulla  a  che
            vedere con la storia di Giorgio ma rimanda-
            no ai nomi dei due committenti benedettini
            Gerolamo e Benedetto. Nei riquadri che co-
            stituiscono la finta predella sono raffigurati
            i  supplizi  di  Giorgio  dopo  l’uccisione  del
            drago, fino al martirio per decapitazione.
            Il periodo della maturità è ben documenta- questi versetti viene tradotto in immagine
            to con opere molto importanti. Ad esempio  dal pittore attraverso l’inconsueto dettaglio
            il  San  Paolo  apostolo  della  chiesa  di  San  del  crocifisso  piantato  nel  cuore  di  Paolo
            Domenico di Chioggia, datato 1520, è uno  rinviando  alla  diatriba  tra  domenicani  e
            dei capolavori dell’ultima stagione pittorica  francescani e dimostrando un pittore inter-
            di  Carpaccio.  Paolo  viene  collocato  in  un  prete  consapevole  di  un  delicato  dibattito
            prato fiorito e raffigurato con i consueti at-   teologico. La tensione nell’imponente figu-
            tributi: il libro e la spada. Il libro è però in- ra  del  santo  trova  il  suo  culmine  nel  volto
            solitamente aperto e la pagina ben leggibi-      segnato e cotto dal sole, carico di una nuo-
            le riporta i due famosi versetti della lettera  va e realistica espressività.
            dell’apostolo ai Galati: “Non sono più io che  In  chiusura  la  ricostruzione  dell’Organo


            Settembre 2023                                                                                       17
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