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EMANUELA SISTO
Rocker
Mi addormentai
ammaliato dalla
musica, note fluide
che si aprivano alla
notte tiepida:
scivolavano su prati
setosi di armonia o si
arrampicavano
impervie, picco in
continuo saliscendi,
planavano infine,
docili, nell’azzurra
tranquillità del cielo
ancora chiaro.
Poi, suoni improvvisi, duri, inceppati; voci roche di anime blues; il liquido
caldo di un sax che accarezzava il buio con irrompente il lamento
lancinante di una chitarra…
Phil socchiuse le palpebre: sprofondato nella nuvola di fumo, respirava
tutta la musica della sua vita. Gli occhi da vecchio rocker guizzavano
come laser e fasci di luce imprigionavano i ricordi.
Palazzo Fortuny
La musica ricominciava con uno strano personaggio che vagabondava
tranquillo da un capo all'altro dell’immenso salone. La luce filtrava,
dorata, attraverso gli ampi finestroni ogivali.
Si avvicinò: alto, flessuoso, portamento elegante, indossava un prezioso
caffettano di seta, ai piedi babbucce di velluto tempestate di piccole perle.
Sotto l’enorme turbante, occhi azzurri, vivissimi, si fusero con i miei.
Mi porse il braccio, fluidissima la musica, e iniziammo a danzare in ampi
cerchi nello spazio levigato di intarsi marmorei. Nel giardino d’ Inverno, ci
avvolsero i profumi dipinti. Ci fermammo davanti al busto marmoreo di
Wagner, che ci sorrise. Ad un suo cenno le dame ritratte lungo ogni
parete uscirono, animate, dalle tele e si unirono in girotondo alla nostra
danza…
Un battito di mani improvviso fermò l’incanto: le eteree figure rientrarono,
lievi, nelle loro cornici dorate e palazzo Fortuny rimase nella sua quieta
oscurità.
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