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PIANETAUTL | CULTURA E VITA





















                 dinanza era concetto più escludente che in-       E poiché – le parole che seguono sono di Na-
                 cludente:  «contadine  e  operaie,  ma  anche  dia Maria Filippini – «ci sono momenti nella
                 maestre  e  intellettuali»,  spesso  colte  e  co- storia in cui anche alle classi subalterne e ai
                 smopolite  animatrici  di  salotti; “popolane”,  soggetti emarginati è dato non solo sognare,
                 aristocratiche  e  borghesi;  femministe  e  suf- ma sperimentare forme di vita migliori e oriz-
                 fragiste; analfabete o scrittrici, ma tutte ani-  zonti sociali differenti», non c’è dubbio che il
                 mate da una grande passione per i diritti di  Quarantotto veneziano, e il processo che la
                 cittadinanza e eguaglianza come via maestra  Repubblica di Daniele Manin contribuì a in-
                 all’autodeterminazione e alla partecipazione  nescare impregnando di sé il ventennio suc-
                 responsabile  e  diretta,  fuori  da  ogni  tutela  cessivo, abbiano fornito il più importante di
                 autoritaria.                                      quei «momenti», all’incrocio tra rivoluzione,
                 Spesso,  certamente,  erano  mogli,  sorelle,  nascita dalla nazione e irrompere nella storia
                 madri.  Come  ha  scritto  Simonetta  Soldani,  delle  soggettività  femminili.  Nelle  storie  di
                 erano «madri reali, ma anche madri sociali e  quelle donne abbiamo provato a riconoscere
                 simboliche». Spesso, per noi, oggi, soprattut- i lineamenti e il volto di un mondo nascente
                 to quando ci si volga alla partecipazione po- capace di ripensare e rielaborare ruoli, voca-
                 polare, «donne senza nome scese in campo a  zioni, attitudini e diritti.
                 difesa delle proprie ragioni o in nome di un  Essere donne dalla stessa parte della “rivolu-
                 ideale da difendere e da conquistare». L’ano-     zione”  non  era  una  garanzia  di  essere  com-
                 nimato  di  molte  di  esse,  spesso  sbrigativa- prese e appoggiate da chi pure era dalla stes-
                 mente agglutinate in un lemma che non ren-        sa parte in abiti maschili. Quando il «Giornale
                 de loro giustizia – popolane – non è il corri-    della Guardia Civica» di Venezia si accorse del
                 spettivo della loro irrilevanza, ma il meccani- fermento femminile e volle dare alle donne
                 smo di esclusione con il quale sono state ri-     un segno di avere capito, dimostrando di non
                 succhiate in una storia scritta da altri. Perché,  avere capito o di non voler capire l’essenziale
                 come  ha  scritto  Luisa  Accati,  il  rischio  della  di quella dilagante presenza scrisse: «Voi la-
                 storia delle donne è sempre quello di essere  sciate i vagheggiati ricami per apprestare filac-
                 rievocata in una sorta di «labilità di senso».    ce e bende ai feriti, voi logoraste le mani delica-

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