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le. Non dobbiamo fermarci di fronte all’igno-
to, ma continuare a esplorare e conoscere”. E
ancora: «Imparare non mi restituisce la gio- PIANETAUTL
vinezza. Ma voglio aggiungere vita ai giorni,
non giorni alla vita». Convinta che «Ogni ar- |
tista sogna di cambiare il mondo di miglio-
rare la vita e l’anima degli altri con le proprie DALLE
opere. Io a mio modo l’avevo fatto!»
Spinte entrambe dal desiderio di esserci ed es-
serci con tutta la loro passione e il loro talento. CLASSI
Artemisia Gentileschi, Giuditta che decapita
Oloferne.
cità e l’energia, il dolore, la potente fisicità fem-
minile e la violenza delle passioni. Un'artista
che lottò, quindi, con determinazione, utiliz-
zando le armi della propria personalità e delle
proprie qualità artistiche, contro i pregiudizi
che si esprimevano nei confronti delle donne
pittrici, riuscendo a inserirsi produttivamente
nella cerchia dei pittori più reputati del suo
tempo.
Come del resto anche Plautilla Bricci, sot-
tratta all’oblio da Melania Mazzucco. La
prima architettrice della storia a cui si deve
la progettazione e costruzione della Villa
Benedetta, detta “il Vascello”. “Un’eroina,
una principessa, una guerriera, una creatu-
ra provvista della volontà irresistibile di in-
nalzarsi in questo mondo procurandosi glo-
ria e onore”. Vive nell’ombra e nel silenzio
la sua passione per l’uomo che non la spo-
serà mai, ma con cui “procreeranno” la vil-
la, loro creatura. Era cosciente che avreb-
be potuto spostare la storia. Sarebbe stato
il simbolo di un cambiamento epocale, “un
punto di partenza per tutte le donne”. Spin-
ta da una smodata curiosità, inedita per
una donna, e desiderosa sempre di cresce-
re ed imparare, la Mazzucco le fa dire: “Le
cose che non conosciamo esistono da qual- Prospetti e sezioni di Villa Vascello.
che parte. O noi dobbiamo cercarle o crear-
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