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All’università

               Nella mia aula, un giorno di metà febbraio, mi ritrovai a parlare di poesia.
               Preparare  quell’esame:  consonanze,  assonanze...  Molto  meglio  ballare
               sotto  le  stelle  filanti,  colori  della  piazza,  inebriarsi  al  profumo  delle
               frittelle, tra colorati Arlecchini che gettavano coriandoli ai passanti.
               Marco  Fubini  spiegava:  morbidi  riccioli,  occhi  da  cerbiatto,  andatura

               dinoccolata… con lo sguardo sognante da poeta era titolare della cattedra
               di  filologia.  Mi  prese  il  desiderio  di  non  passare  l’esame:  l’avrei  rivisto
               ancora, a guardarlo vicino, occhi suadenti.


               Rêverie di Claude Debussy


               Parigi

               Strade  di  Parigi,  lunghi  viali  spogli  come  l’anima  mia.  Piove  e  appaiono
               lucide  le  strade  alla  luce  dei  lampioni.  Un  uomo,  bavero  rialzato  e
               borsalino,  cammina  lento  davanti  a  me…  e  l’acqua  leggera  piange  dal

               cielo.
               Una volta la vita scorreva tra l’afa del sottotetto e scorrevano irriverenti le

               gocce sui vetri sottili. La gioia di non sapere il domani.
               Ora  lacrima  la  pioggia  sul  viso  e  lascio  chi  non  mi  ha  voluto.  Soprabito
               leggero,  ballerine  veloci,  corro  via;  pure  tornerei  a  soffrire  dello  stesso
               dolore.




































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