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STEFANIA ANASTASIO
Lucciole d’acqua
Camminava adagio guardandosi attorno nella calle ancora bruna per
l’acqua alta. Lucciole le luci dei lampioni, danzavano sull’acqua. Da un
balcone all’altro una fila di indumenti dimenticata nell’aria umida. Un
gatto rovistava curioso nel secchio calato per la spesa dalla signora del
terzo piano.
L’uomo alzò il bavero del cappotto, mise le mani in tasca, affrettato il
passo sordo rumore sul lastricato. Scricchiolii d’imposte lo
accompagnavano. Nessuno per strada fino alla Chiesa della Madonna
dell’Orto dove arrivò puntuale, pur senza orologio.
Promesse mancate
La stazioncina faceva scendere quasi direttamente tra gli ulivi. Il frinire
delle cicale riempiva l’aria profumata d’elicriso. Scesi la ripida scaletta che
portava alla spiaggia: andavo verso i giorni incrostati di sale e le notti
rischiarate dai falò dei nostri vent’anni. Erano umidi i piedi sulla sabbia e
le note delle chitarre stonate. La bellezza toglieva il respiro: festa colorata
la camicia carioca, suoni di mare la collana conchiglie, mente libera
d’inventare un futuro che non vissi.
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