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Mal di pietre di Marina Agus                                                                         PIANETAUTL


                                                a recensione di questo romanzo risulta da un collage delle re-    |
                                            L censioni di Marina Borghetto, Caterina Galeazzi, Rosanna            DALLE
                                            Mattioni, Mara Penso.


                                            Non conoscevo Marina Agus né il libro Mal di pietre e quindi          CLASSI
                                            ho iniziato la lettura tra il curioso e lo scettico. Dopo poche pa-
                                            gine la mia attenzione era catturata, tanto che in un paio di
                                            giorni ho finito di leggerlo.
                                            La mia prima impressione è stata di disorientamento, si, per-
                                            ché il finale è a sorpresa, e che sorpresa!
                                            E' un romanzo dalle molteplici sfaccettature, che penetra nella
                                            vita e nella la cultura sarda, ed offre anche momenti di struggi-
                                            mento e di romanticismo. (Caterina)
                                            Il racconto inizia verso la fine della seconda guerra mondiale e
                                            parla delle vicende di una famiglia sarda. La protagonista, la
                                            nonna della scrittrice, sembra una donna un po' strana. Viene
                                            etichettata come matta, ammalata di follia amorosa e con la
            testa piena d'aria come dice la madre. Una donna che non riesce a vivere una vita senza pas-
            sioni. (Rosanna)
            Una donna fragile e forte allo stesso tempo, dalla vita molto difficile e infelice, con gravi pro-
            blemi comportamentali che la rendono diversa e la allontanano dagli altri. Si parla di un disa-
            gio esistenziale, ma vi sono anche momenti delicati e romantici e momenti ironici - come
            quando la protagonista ringrazia Dio per la bellezza che le ha donato, ma anche per“le pietre”
            (i calcoli renali) che le hanno permesso di conoscere l’amore. La protagonista dalla vita non
            aveva avuto niente: solo problemi mentali, malattia e un matrimonio non voluto. Però ad un
            certo punto arriva il riscatto: l’amore! “L’amore non bada né all’età né a nient’altro che non sia
            l’amore … Perché l’amore è più importante di tutte le altre cose”. Un amore che l’ha resa final-
            mente viva. Un amore durato un lampo se paragonato all’intera vita, ma del quale lei conserva
            nel cuore il ricordo. (Mara)
            La nonna, personaggio senza nome, donna bellissima (ho sperato fino alla fine del racconto di
            conoscere questo nome, chissà forse per meglio visualizzarla), femminista, ancora prima che
            nascesse la coscienza di questo movimento, libera, con una dimensione erotica pronunciata
            quasi scandalosa (si sfiora il tema della sessualità femminile senza però andare più in là … non
            è questo il focus del racconto) nello stesso tempo prigioniera della sua pazzia che si percepi-
            sce qua e là da qualche segnale. Donna innamorata dell’amore con la A maiuscola, per tutta
            la vita l’ha cercato senza accorgersi che accanto a lei, in punta di piedi, suo marito ne era l’e-
            spressione.
            È un racconto che ti rimescola dentro, sì, vorresti che ci fosse un lieto fine ma sarebbe troppo
            scontato. (Marina)
            Il finale del libro, forse perché sono romantica, anche se originale e inaspettato, mi ha delusa:
            il grande amore, la nonna l’aveva solo immaginato, sognato e cullato dentro di sé, ma non era
            reale. Lei, forse, non aveva avuto niente dalla vita, ma una cosa l’aveva salvata: il dono prezio-
            so della scrittura, tramandato alla nipote scrittrice. Teneva infatti ben custodito e nascosto un
            quadernetto nero dal bordo rosso dove annotava tutti gli avvenimenti della sua esistenza, un
            diario, una memoria del vissuto e, sicuramente, questo l’aiutava a vivere. E, infatti, il libro ter-
            mina con queste parole: “Non smetta di immaginare. Scriva! ”. (Mara)





            Aprile 2022                                                                                          19
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