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Perché tutti parlano di Intelligenza
Artificiale?
di Alessandro Memo
ntelligenza Artificiale? È l’argomento più chiacchierato del momento, tutti hanno la loro idea,
c’è chi la considera un pericolo e chi invece la panacea a tutti i problemi del mondo. Nei Social
I si aprono continuamente nuovi dibattiti, la televisione la nomina più volte al giorno, gli amici
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mi chiedono spesso: “Ma tu cosa ne pensi?”.
Ma voi, ve ne siete fatti un’idea? Io vorrei tanto
darvi qualche indicazione e qualche riflessione
personale, in modo da permettervi di avere
una vostra opinione e non, semplicemente,
adottare quella di qualcun altro.
Mi presento: ora sono un pensionato felice ed
un nonno all’occorrenza, ma prima … mi defi-
nivo un tecnologo curioso, con una discreta
base di elettronica ed informatica avvolta in
una coperta di curiosità verso tutte le tecno-
logie emergenti. E quindi, anche se ufficial-
mente ora sono a riposo, non potevo lasciarmi
scappare questa nuova rivoluzione.
Un breve aiuto sulla terminologia: il termine Intelligenza Artificiale di solito si indica con la sigla IA
e, siccome la lingua italiana non è diffusa come quella anglosassone, nel mondo si indica con la
sigla AI, da Artificial Intelligent, e si pronuncia ei-ai [/eɪˈaɪ/]
.
Il primo a parlare di intelligenza nel 1950 fu Alan Turing, un brillante matematico inglese a cui si
deve molto, tra cui anche il famoso test di Turing basato sul gioco dell’imitazione. Eccolo in breve:
ci sono un uomo ed una donna (A e B, oppure B e A) ed un osservatore (C) che possono parlare o
meglio messaggiare tra di loro ma senza mai vedersi, con finalità diverse:
� C deve stabilire chi è l’uomo e chi la donna
� A deve ingannare C e portarlo all’errore
� B deve aiutare C a riconoscere chi è l’uomo e chi la donna
Se sostituiamo A con una macchina e C non è in grado di distin-
guere se A è un uomo o una macchina, allora la macchina può
essere definita intelligente. In questo test si possono distinguere
tutti gli aspetti della personalità di Turing: matematico, logico,
crittografo e filosofo. Pur nella sua complessità, la versione origi-
nale di questo test è stata aggiornata molte volte perché molti
software sono stati in grado di superarlo.
Dall’altra parte dell’oceano stava prendendo piede il computer elettronico e si iniziava a discutere
su cosa poteva fare e quali limiti gli si doveva imporre.
Io in classe (eh sì, ero un insegnante) ne parlavo negli anni ’90 quando cercavo di spiegare come
era fatto il software con cui l’IBM aveva battuto a scacchi il campione mondiale del momento, Garry
Kasparov. In realtà si sfruttava l’enorme velocità di calcolo (dell’epoca) per valutare le situazioni rag-
giungibili provando tutte le possibili mosse, e successivamente con tutte le possibili risposte, reite-
4 Dicembre 2023