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ziana. Negli anni che seguirono con una squa- Francesco Morosini era una persona di grandis-
          dra di galee relativamente piccola e con equi-   sima onestà, aveva un brutto carattere e dava
          paggi di media qualità validamente supportati l’impressione di essere arrogante per cui non fu        PIANETAUTL
          da un certo numero di “galeotte bombardiere” particolarmente “amato” dai suoi più stretti col-
          munite di mortai, denominate “palandre”, riuscì laboratori mentre, invece, i soldati ai suoi ordini   |
          a compiere imprese memorabili, conquistando stravedevano per lui. Era un autentico militare
          tra il 1684 e il 1687 tutto il Peloponneso, che i sotto tutti i punti di vista e dedicò alla sua pro-
          veneziani chiamavano appunto Morea. Durante      fessione tutta la sua vita al punto che, come ab-    CULTURA
          un bombardamento navale operato dalla flotta biamo detto, non si sposò mai e non mise su fa-
          veneziana contro le postazioni turche ad Atene, miglia.                                               E
          fu purtroppo sparata anche quella cannonata Ebbe tuttavia un grande amore nella sua vita. La          VITA
          che fece saltare in aria il Partenone, trasformato sua gatta, Nini, che portava sempre con sé
          in precedenza dagli Ottomani in un deposito di ovunque andasse per mare e per terra. I gatti,
          munizioni.                                       tuttavia, hanno una vita più breve degli umani
          Nel 1687, per i meriti ottenuti sul campo di bat-  e, quando la gatta morì, la fece imbalsamare per
          taglia, ottenne dal Senato il titolo di “Pelopon-  tenerla sempre con sé conservata in una teca di
          nesiaco”, onore mai concesso a nessuno né pri- vetro che è attualmente conservata al Museo di
          ma né dopo di lui, e un busto in marmo in suo Storia Naturale di Venezia.
          onore a Palazzo Ducale (cosa vietata a Venezia   Francesco Morosini è sepolto a Venezia, all’in-
          per le persone in vita e molto raro anche per i gresso della chiesa di Santo Stefano in una sem-
          defunti).                                        plicissima tomba a pavimento con la scritta in
          Nel 1684 aveva rifiutato la candidatura a Doge latino “Francisci Mauroceni Peloponnesiaci Ve-
          ma nel 1688 non poté rifiutare la nuova nomina. netiarum Principis Ossa 1694”.
          Ritornò aVenezia solo nel 1690 e poté godere di
          trattamenti e privilegi mai concessi a nessuno
          prima di lui. Risultò tuttavia troppo arrogante
          per i senatori e troppo vanitoso per il popolo co-
          sicché, nel 1693, fu nuovamente mandato in
          Grecia al comando delle truppe impegnate con-
          tro i turchi, con la scusa che i generali che lo ave-
          vano sostituito non si erano dimostrati all’altez-
          za. Fu allestita per lui una nave speciale, chiama-
          ta “Rosa Moceniga”, ma Morosini, fautore delle
          galee, la rifiutò come propria nave ammiraglia,
          preferendo una classica “galea capitana”, forse
          anche perché il nome di “Rosa Moceniga” gli ri-
          cordava quel Lazzaro Mocenigo con il quale,
          come ricordato in precedenza, ebbe molti con-
          trasti in gioventù..
          Fu nominato anche“Capitano Generale da Mar”,
          cioè capo di tutte le forze armate della Serenis-
          sima. Nessuno prima o dopo di lui rivestì con-
          temporaneamente questa carica e quella di
          Doge della Repubblica in quanto l’insieme era
          ritenuto pericoloso per la sicurezza dello stato
          in quanto avrebbe potuto impadronirsi del po-
          tere.
          Partito da Venezia nel maggio 1693 tra ali osan-
          nanti di folla, si gettò subito nella mischia vin-
          cendo tre battaglie nel giro di pochi mesi. Era
          però oramai molto anziano per sostenere il
          peso fisico e morale della vita militare. Ammala-  L’icona“Mesopanditissa”conosciuta come
          tosi, morì a Nauplia il 6 gennaio 1694.            “Madonna della Salute”

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