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fortificati di Grabusa (l’attuale Agria
Gramvousa), Spinalonga (l’attuale Spina-
logka) e Suda (l’attuale Soùda) oltre alle
isole diTino (Tinos), Cerigo (Kìthira) e Ce-
rigotto (Antikìthira). Morosini portò con
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sé a Venezia nella propria galea un’icona
della Madonna, denominata “Mesopan-
ditissa” (cioè “Mediatrice di Pace”), che si
trovava nella chiesa di San Tito a Candia
CULTURA
e alla quale imputava la propria salvezza.
E
Dal 1670 questa icona è esposta a Vene-
zia ed è conosciuta come“Madonna del-
VITA
la Salute”, nel Santuario omonimo allora
appena completato come ringraziamen-
to per la fine della peste del 1630.
Quando i superstiti di Candia giunsero a
Galeazza“La Gabriella”nave ammiraglia di
Venezia dopo 23 anni di assedio e di pri-
Francesco Morosini nel 1654 vazioni erano talmente magri che im-
pressionarono la popolazione al punto
cui i turchi stavano per sopraffare le sue difese, che, ancora oggi, quando una persona è molto
erano riusciti a conquistare in poco tempo le magra in lingua veneziana si dice:“el xe seco in-
fortificazioni delle città di La Canea (l’attuale candio” (che significa “è magro come i profughi
Chanià) e di Retimo (Retimno), scarsamente di- venuti da Candia”).
fese da pochi uomini dell’armata veneziana, cin- Nonostante le prove di valore dimostrate in
gendo d’assedio la capitale dell’isola, la città for- questi 23 anni, la sua eccessiva autonomia e il
tificata di Candia (Herakleio). disinvolto uso di denaro pubblico gli costarono
Francesco Morosini fu allora nominato coman- appena ritornato in patria nel 1670 un processo
dante delle forze terrestri di Candia, e riuscì a per insubordinazione e appropriazione indebi-
motivare le sue truppe a tal punto da farle resi- ta, da cui uscì completamente scagionato es-
stere all’assedio turco per ben 23 anni, nono- sendo riuscito a dimostrare che molto del dena-
stante le scarse risorse e i pochi uomini disponi- ro speso erano sue sostanze personali.
bili, infliggendo al nemico ingentissime perdite. Venne allora trasferito in Friuli ma, allo scoppio
Una stima prudente rivela che le perdite otto- della Prima Guerra di Morea contro i turchi nel
mane negli oltre vent’anni di assedio e di tenta- 1683, venne nominato a capo dell’Armata vene-
tivi di conquista di Candia ammontarono tra i
novanta e i centomila uomini contro i circa cin-
quemila difensori veneziani. Ridotta la città ad
un cumulo di rovine dopo spaventose battaglie
e constatata l’impossibilità di resistere oltre, do-
vette alla fine cedere le armi il 6 settembre 1669
e, dopo aver trattato una capitolazione più che
onorevole, gli ultimi difensori di Candia, circa
3600 uomini, si arresero. Il comandante ottoma-
no, il Gran Visir Köprülü, concesse ai Veneziani
venti giorni di tempo per imbarcare tutti gli uo-
mini, le armi e i materiali che ritenessero oppor-
tuno portar con sé, esodo a cui contribuirono
attivamente le navi pubbliche, che trasportaro-
no a Venezia i superstiti di quella strenua difesa
e tutti gli abitanti della città, circa 20.000 perso-
ne, che vollero partire assieme ai veneziani.
Con questo accordo, la Serenissima – pur per- Pianta della città di Candia con i nomi dei baluardi.
dendo l’isola di Creta – mantenne però i porti
8 Settembre 2022