STORIA DELL’ARTE
LE VILLE DEL PALLADIO NEI SUOI “QUATTRO LIBRI DI ARCHITETTURA”.
SCIENZA-UMANESIMO E IL “CODICE CLASSICO” DELL’ARCHITETTURA A VENEZIA

Relatore: ANTONIO ZAMPIERI

Il corso viene proposto sia al Berna che alla Manin in date diverse

Quando Palladio pubblica, nel 1570 a Venezia, i suoi “I Quattro libri di Architettura”, ha già progettato e costruito con successo numerose ville oltre che importanti edifici pubblici e privati in città e in terraferma. Nei suoi “libri”, egli esprime il suo metodo progettuale, il quale prevede una specifica attenzione alle funzionalità degli edifici, per rispondere alle esigenze dei committenti, assieme ad un rigoroso rispetto del codice antico classico che egli aveva acquisito criticamente frequentando, anni prima, l’ambiente umanistico veneziano. Palladio riproduce i disegni di alcuni monumenti antichi, indicandone i rapporti armonico-matematici, e di diverse sue realizzazioni, dalle quali emerge un’inedita libertà di sintassi architettonico-compositiva: un vero e proprio “laboratorio tipologico umanistico” che attuava il progetto classico di un codice come “serie infinita di eccezioni”. Tale metodo è stato successivamente seguito, copiato e divulgato come un vero e proprio linguaggio architettonico aulico che contribuirà ad attuare il progetto politico della Venezia rinascimentale: fondare il mito di sé stessa, essere istituzione universale. Lo scenario che si apre nel Bacino di San Marco, con il quale Venezia si presentava al mondo, e le ville integrate nell’ambiente produttivo della campagna veneta sono stati, e sono tutt’oggi, considerati capolavori assoluti di equilibrio tra l’uomo (umanistico – vitruviano) e la natura, di integrazione tra architettura e paesaggio, di condivisione tra sapienza istituzionale e politica amministrativa gestionale. Gli interventi prevedono una introduzione propedeutica relativa alla complessità dello sviluppo geopolitico dell’umanesimo a Venezia, una presentazione dell’architetture di Palladio viste nei suoi libri e si concluderanno indicando quanto sia stato realizzato successivamente sulla base della sua esperienza. In particolare nel secolo dei Lumi, dove la rivoluzione industriale in atto stava modificando gli assetti sociali, e lo sviluppo del pensiero scientifico–tecnologico stava
imponendo inedite inquietudini alla società nel suo complesso, il guardarsi indietro, ritornare al classicismo e alla storia è stata la soluzione etica ed estetica consolatoria obbligata. La libertà progettuale di Palladio è risultata uno dei riferimenti metodologici più seguiti nel mondo alla vigilia della modernità.