LETTERATURA
PIER PAOLO PASOLINI E I RAGAZZI DELL’ACADEMIUTA DI LENGA FURLANA
Relatore: ANNALISA BRUNI
<Annalisa Bruni ripercorrerà gli anni friulani del poeta, scrittore, cineasta e giornalista attraverso la testimonianza di uno dei suoi allievi che ne ha tracciato la figura e l’opera nel poemetto Il timp di un fantàt contenuto nel volume Bruno Bruni, Il ragazzo e la civetta. Percorsi di in allievo dell’Academiuta di Pasolini, pubblicato da Campanotto editore (seconda edizione 2022). Pasolini si era trasferito nel 1943 a Casarsa della Delizia, dopo averci soggiornato in diverse occasioni per trascorrervi le vacanze a casa Colussi, dalla nonna materna. Nell’autunno di quell’anno egli aprì a San Giovanni, distante due soli chilometri, una scuola privata assieme ad alcuni amici, realizzando la sua vocazione pedagogica, che da allora diventerà dimensione imprescindibile della sua esistenza. Tra gli allievi c’era anche Bruno Bruni, all’epoca quattordicenne, ginnasiale allo “Stellini” di Udine. Nelle fotografie – scattate da Elio Ciol davanti alla Chiesetta della Versuta nel febbraio del ‘44 – che ritraggono Pasolini insieme ai suoi allievi e solidali dell’Academiuta di Lenga Furlana, nel giorno in cui venne fondato questo cenacolo, Bruni è il ragazzo con gli occhiali a fianco del Maestro. L’impegno culturale che caratterizzerà la sua vita è già evidente in questo giovane dall’aria di precoce intellettuale con un’adesione totale all’esempio del Maestro. Adesione che si concretizzò nei primi versi pubblicati nello “Stroligut di cà da l’aga”, la rivista del gruppo, e si perfezionò nella missione educativa che lo vide appassionato e innovativo insegnante elementare a Mestre (alla “Cesare Battisti”) e a Marghera (alla “Filippo Grimani”), sensibile fotografo con il Circolo “la Gondola”, quando si trasferì a Venezia, all’inizio degli anni ‘50. Grazie a Pasolini Bruno Bruni – e con lui i giovani che parteciparono a quella avventura – ebbe infatti modo di avvicinarsi alla cultura: all’arte con il pittore Rico De Rocco, alla musica con la violinista slovena Pina Kalc, alla scienza, alla letteratura, durante lezioni molto diverse da quelle tradizionali in cui le materie si intersecavano in un modo che oggi si direbbe interdisciplinare e che permetteva a quei ragazzi di osservare il mondo con uno sguardo aperto su un intero universo. E fu questa esperienza che guidò Bruni in tutto il suo percorso di vita, onorando l’insegnamento che aveva ricevuto da quell’indimenticabile Maestro.